I dati sul mercato del lavoro italiano, riportati dal Rapporto Inapp 2022, sono sempre tendenti all'incertezza, soprattutto se consideriamo che tra i nuovi contratti attivati nel 2021 solo il 14,8% era a tempo indeterminato mentre il tempo determinato riguardava il 69,8% delle nuove attivazioni. Comunque si tenga presente che il dato in questione è influenzato anche del fatto che i contratti a termine spesso sono di durata molto breve e quindi un singolo lavoratore in un anno ha più attivazioni.
I dati non migliorano se concentriamo la nostra attenzione sui salari.
I lavoratori poveri nel 2020 rappresentano il 10,8% del totale mentre nel 2021 è in crescita: secondo le tabelle Eurostat 2021 (dato provvisorio) si attesta all'11,7% a fronte dell'8,9% medio dell'Ue a 27.
Il nostro Paese - sottolinea l'Inapp - è l'unico dell'area Ocse nel quale, dal 1990 al 2020, il salario medio annuale reale è diminuito (-2,9%) a fronte di aumenti di oltre il 30% in Francia e Germania. In dettaglio, l'8,7% dei lavoratori (subordinati e autonomi) percepisce una retribuzione annua lorda di meno di 10mila euro mentre solo il 26% dichiara redditi annui superiori a 30mila euro, valori molto bassi se comparati con quelli degli altri lavoratori europei.
FONTE: LA REPUBBLICA
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